STUDEBAKER
Luigi Calcerano
Commento in forma di lettera a Una studebaker azzurra di Giuseppe Fiori
Capodanno
2006
Caro
Giusè,
penso
che sia meglio trasformare in una lettera quanto ti ho detto nell’incontro di
dicembre 2005, anche per sistemare meglio i pensieri, dato che è vero che non
sappiamo bene cosa pensiamo di una cosa se non leggiamo cosa abbiamo scritto
sulla medesima.
Una
studebaker azzurra
è un piccolo capolavoro, il miglior libro che tu abbia mai scritto, e ci metto
pure quelli che hai scritto in coppia con un coautore!
Pieno
di leggerezza e profondo.
Seducente
almeno come l’autore quando vuol essere seducente.
Ironico
e appassionato.
Falsamente
rapsodico. All’apparenza leggi un testo frammentario, discontinuo disorganico,
ma ben presto ti accorgiche in quelle pagine c’è una fortissima vena
narrativa e che il bandolo della trama è saldamente impugnato dall’autore,
con una scelta tra le cose che sono importanti e quelle che importanti non sono,
che è spiazzante in maniera sublime.
E’
vero, l’autore di Peter Pan diceva che dopo i quattordici anni ad un uomo non
succede più niente di importante, ed andava troppo in la con l’età, ma
Marina Cvetaeva, che certo Maruzza conosce bene,
affermava che dopo i primi sette anni tutto è già compiuto…e qui ci
siamo.
Persino
chi conosce alcuni episodi e frammenti del tuo lessico familiare li riscopre
incastonati in una storia e li gusta con un sapore nuovo, il sapore che la buona
letteratura riesce a dare alle cose della vita che da sole non hanno profumo e,
forse, non hanno senso.
Ma…e
il bagno nel Velino?
Andavamo
(con la 500?) in una scuola a “fare gli autori” e come al solito io ero
preoccupato di qualcosa di secondario, marginale, non importante. Non sapevamo
l’indirizzo e non trovavamo la scuola, sicché tu che mi stavi narrando del
tuo bagno nel Velino mi vedevi distratto, sbrigativo, non interessato.
“E
allora va bene, vacci da solo,” mi dicesti spegnendo il motore della macchina
mentre eravamo in mezzo a un incrocio. E te ne scendesti in mezzo alle macchine
che suonavano il clacson per non so quale motivo…
Avrei
letto con attenzione religiosa, stavolta, del bagno nelle gelide acque del
Velino, ma non ne ho trovato traccia…stai a vedere che non era un episodio
importante!
Ottimo
testo da leggere, dunque, per amici
e parenti ma certamente stupendo per gli altri, per chi non ti conosce, per il
lettore ordinario!
La
lingua è funzionale, svelta, colta ma familiare, con tratti di oralità,
opportunamente speziata da qualche granello di pepe romanesco.
C’è
chi nega la legittimità di raccontarsi (Adriana
Cavarero, Tu che mi guardi, tu che mi racconti) chi vi scopre
poteri salvifici (Duccio Demetrio) da studiare all’università e da
consigliare indistintamente, come una terapia. Per me, come nei gialli, dipende
dal soggetto; dopo questo libro, col tuo concentrato d’ambrosia, m’hai fatto
incontrare questo genere narrativo che mi
intriga, ora, moltissimo.
Ho
dovuto comprare La ragazza del secolo scorso, di Rossana Rossanda. M’è
successo come quando tuo cognato al pranzo con Cerami mi ha fatto assaggiare il
whisky cask strenght, con la sua cerimonia del battesimo dell’acqua e da
allora amo anche il whisky, tutto il whisky, non solo il cognac!
Ed
il soggetto, parola ambigua appositamente, è straordinario, eccezionale,
perfettamente padroneggiato, anche perché molto amato dall’Autore.
La
brigata di Giuseppe Fiori & Company ha disegnato una inimitabile
cronaca nella vita che aspettava solo uno scrittore di razza che avesse
la maestria e il pudore di raccontarlo al
meglio.
Personaggi,
poi, indimenticabili.
Il
piccoletto è naturalmente la bussola del libro, curioso, stupito, bonaccione,
spesso assorto, qualche volta elusivo, in fondo inafferrabile, come solo i
protagonisti delle storie per ragazzi sanno essere.
Poi
c’è Wanda, la madre-dea, la divina, che compare in scena ferita, forse caduta
da cavallo come Luigia Pallavicini, poi, come un’altra passione del Foscolo,
risanata, sempre regale, eterea, amatissima, bellissima spadaccina, una figura
‘da quadro’!
E
Mamma Ghitarella, la splendida, più terrestre, vicemamma.
E
l’avvocato Fiori, l’acquirente della studebaker, padre fuori del comune,
estroso, poco deliberato maestro di vita e di mistero, del mistero della vita.
E
tanti altri comprimari, caratteristi, comparse, che quasi sembra abbiano vissuto
per diventar tuoi personaggi…tutti meravigliosamente schizzati con i tratti
essenziali, con qualcuno che in poche righe, vien fuori a tutto tondo!
Giusè,
te l’ho detto e qui lo ripeto, consapevole della responsabilità che mi prendo
e delle pene per il mendacio, con questo libro sei passato alla letteratura con
la L maiuscola! (qualsiasi cosa ciò voglia dire!)
Magari
anche coi gialli si può, come diceva Petronio, ma a noi non c’era mai
riuscito, a me ancora non è mai riuscito. Tu con questo libro nel mainstream
ci salti dentro e, credimi, sono felice e sono orgoglioso che ce l’abbia
fatta! Hai scritto un capolavoro di
levità, delicato e intimo.
Un
pezzo di vita, non solo un pezzo della vita di Picci, è diventato parola
scritta. E’ sempre una bella notizia. Biografia? No, quel giorno abbiamo
parlato delle nostre biografie, ma la Studebaker non è una fotografia… nel
racconto tutto si colora si rimette insieme, assume veste originale. E’ tutto
vero? E’ inventato? E’ vero ma narrato come se fosse inventato? Oppure è la
cristallizzazione di un ricordo fantastico che si invera? Non importa. Come non
importa se pudore e riserbo ci abbiano escluso da qualcosa. Quel racconto sei
tu. Nel finale di Per uccidere Cecilia un mio personaggio dice “ma
guardi commissario che anch'io, anche lei per tenere insieme i nostri ricordi ce
li raccontiamo continuamente, siamo... siamo consapevoli di noi perché siamo un
racconto e anche un po' inventato.”
E
son felice che, con uno dei trucchi con cui inganni la vita, tu abbia trovato il
modo di farmi comparire in questo libro.
Spero
non rimarrà un’edizione fuori commercio! Perché tutti devono avere
l’opportunità di leggerlo, ed alcuni se la meritano!
In fede
Luigi
Calcerano